Descrizione
Nel cuore della Sicilia, a cavallo tra le province di Enna e Caltanissetta e lungo il corso del fiume Imera meridionale, si estende uno dei maggiori polmoni verdi dell’isola, la Riserva Naturale Orientata di Monte Capodarso e Valle dell’Imera meridionale. Istituita nel 1999 e affidata in gestione all’Associazione Italia Nostra la riserva ricade nel territorio dei comuni di Pietraperzia, Caltanissetta ed Enna, tra le falde del Monte Capodarso e del Monte Sabucina, coprendo un territorio di ben 1.485,1 ettari. In un contesto archeologico e naturalistico di rara bellezza si fondono vari ecosistemi, miniere di zolfo, zone archeologiche e masserie.
La prima cosa che colpisce chi arriva nella valle è lo stupendo paesaggio che ha come protagonista il fiume Imera che in alcuni tratti, è incassato tra pareti calcaree mentre in altri è circondato da colline che degradano dolcemente. Nel fiume confluiscono le acque di numerosi affluenti, fra i quali i fiumi Morello e Torcicoda. L’acqua, a volte, abbandona il suo letto creando dei meandri simili a stagni, dove nidificano molte specie animali. Qui è presente la tipica vegetazione degli ambienti rupestri con essenze tipiche della macchia mediterranea e quella degli habitat acquatici. Ad ovest del fiume si estende il territorio della provincia di Caltanissetta, mentre a est quello della provincia di Enna. Già negli anni ’70 si profilò la necessità di proteggere il corso centrale del fiume dalle speculazioni, dalle cave e dalle cementificazioni di ogni sorta ma nonostante tutto la vallata venne ugualmente deturpata dalla realizzazione dello scorrimento veloce Caltanissetta-Gela.
I magnifici ambienti naturali sono caratterizzati da ampie gorene con meandri e pozze d’acqua fluviale salata, mentre l’altura di Capodarso, di roccia calcarenitica di colore ambrato, ospita cavità carsiche inesplorate delle quali è uno splendido esemplare la ‘Grotta delle meraviglie’.
Flora e Fauna
L’ambiente naturale e agricolo della valle presenta differenti ecosistemi che vanno dai boschi di pino ed eucalipto alle pareti rocciose coperte dai radi cespugli della macchia mediterranea, dall’alveo del fiume alle coltivazioni di pistacchi, olivi e mandorli.
A secondo degli ambienti la flora cambia e si adatta. Vi sono ampie estensioni a vegetazione steppica ricche di euforbie, tagliamani (in dialetto ‘disa’), finocchio selvatico, assenzio, ferula e zone a macchia dove trovano il loro habitat ideale il leccio, l’oleastro, il lentisco, il terebinto. Nel periodo invernale fiorisce la barlia, lo spazzaforno, il giaggiolo, la bellavedova e il colchico mentre in primavera il paesaggio è un susseguirsi di colori con fiori di vario genere tra cui spiccano le orchidee spontanee.
Nelle zone disseccate del greto del fiume nidificano l’occhione e il corriere piccolo. I canneti, invece, ospitano la cannaiola, il cannareccione e il tarabusini e le rondini. Il fiume è il territorio di caccia del martin pescatore mentre sui monti Sabucina e Capodarso nidificano il culbianco e la monachella.
Gli anfratti rocciosi e i vecchi casolari diroccati sono frequentati dal raro piviere tortolino, dal barbagianni, dall’allocco, dall’assiolo e dalla civetta. Presente nella zona la rarissima aquila del Bonelli insieme alla poiana, al gheppio, al nibbio reale, al lanario, al pellegrino e al grillaio. Nella zona sono presenti circa 150 specie di uccelli di cui almeno 60 nidificanti.
L’Imera meridionale è un luogo di migrazione tanto che in primavera ed autunno è percorso da varie specie di uccelli migratori come gli aironi, le garzette, i falchi di palude, i limicoli, le gru, le albanelle, i falchi pecchiaioli e svariati passeriformi.
Tra i mammiferi ricordiamo il raro gatto selvatico che si rifugia nelle aree boschive, l’istrice, il riccio, la donnola, il coniglio selvatico e la volpe. Nelle acque salate del fiume vive anche la testuggine palustre i cui esemplari, purtroppo, sono in forte diminuzione a causa dell’inquinamento e della presenza umana. Un rettile presente nella zona, anche se raro, è il colubro di Esculapio o saettone, un serpente innocuo che può raggiungere anche i due metri di lunghezza.
Archeologia industriale – La riserva è abbastanza antropizzata e ospita numerose masserie, ricoveri temporanei e pagliai. Molte delle masserie hanno una tipologia a baglio o cortile aperto con gli ambienti a piano terra destinati a stalle e magazzini mentre i piani superiori ad abitazione. La Valle dell’Imera ospita inoltre, alcuni tra i maggiori siti della civiltà mineraria siciliana. Nelle due cime di Monte Capodarso ad est e Monte Sabucina a ovest si sono accumulati, nel corso dei millenni, i depositi dell’altipiano gessoso solfifero sino a favorire la formazione di miniere di zolfo su ambedue le rive. Tra le più note ricordiamo quelle di Trabonella, Giumentaro e Giumentarello che oggi rappresentano un prezioso esempio di archeologia industriale. Procedendo lungo la SS.122, dopo aver percorso una stradella che sottopassa ponte Capodarso, edificato nel 1553 sotto Carlo V da due ‘mastri’ veneziani, si arriva alla miniera Giumentaro, la più recente e meglio conservata della provincia dove è ancora visibile un pozzo di estrazione con il castelletto in ferro.
Area Archeologica di Monte Sabucina – Si inseriscono nel magnifico paesaggio di Monte Sabucina i resti di un villaggio sicano ellenizzato del XII secolo ove sono state rinvenute una necropoli con tombe a grotticella della prima età del bronzo ed una misteriosissima e scenografica scala che scende per alcuni gradini per poi proiettarsi nel vuoto della rocca. Nessuno ha ancora capito la sua funzione. Alcuni archeologi colgono un valore simbolico ritenendo che si tratti di un tragitto verso mondi sovrannaturali o un luogo di supplizi, altri pensano ad una via di fuga un tempo dotata di corde e scale a pioli.
Modalità d'accesso
Percorso naturale percorribile a piedi